17 novembre 2021

Un'occhiata dietro il sipario dei ghostwriter

Un mestiere editoriale che resta “nell’ombra”

Il ghostwriting non è certo un fenomeno appena nato. Da quando le celebrità hanno iniziato a voler firmare i propri libri, ci sono autori che si sono adoperati per scriverli al posto loro. Si tratta di un mestiere altamente specializzato, che richiede un mix di competenze. Oggi gli editori (i grandi, soprattutto) spesso puntano su progetti di autori o celebrità con pubblici significativi: questa tipologia di collaboratore, quindi, è sempre più richiesta.

Per gli autori, inoltre, non c’è più la resistenza di un tempo ad ammettere di essersi affidati a un ghostwriter. Secondo Gail Ross, agente letterario veterano della Ross Yoon Agency di Washington, DC, metà dei libri che vende richiedono un ghostwriter. Per questo non ritiene che il ruolo sia necessariamente “cresciuto” in importanza, ma che ne abbia sempre avuta molta. È vero però «che all'epoca nessuno voleva dire di aver chiesto supporto a un collaboratore o un ghostwriter, e ora invece è una scelta rispettata. È anche riconosciuto dalla maggior parte delle persone [che si appoggiano a collaboratori] che era l'unico modo per realizzare il loro libro".

È stata proprio la crescente domanda di libri sulle celebrità ad aver creato una maggiore necessità di ghostwriter di alto livello. Madeleine Morel, un'agente letteraria che ha passato la sua carriera a rappresentare i ghostwriter, crede che questo abbia portato a una svolta: “Dico sempre che sono i tempi migliori e quelli peggiori. Migliori perché là fuori c'è più lavoro che mai, peggiori perché anche il numero di ghostwriter è aumentato”. Secondo Morel, un certo numero di scrittori, negli ultimi cinque o dieci anni, sono passati al ghostwriting contribuendo allo svuotamento di altre categorie come gli autori di fascia media, ex giornalisti di lunga data i cui giornali o riviste hanno chiuso ed ex editori.