9 novembre 2021

L’era del Metaverso

Cosa aspettarci dall’ultimo tentativo di rivoluzione di Mark Zuckerberg

Nelle ultime settimane, la nuova invenzione del padre del social blu è saltata di bocca in bocca destando moti di curiosità, ma forse più di diffidenza. La parola “metaverso”, però, non l’ha inventata Mark Zuckerberg: il termine nasce dalla penna dell’autore Neal Stephenson nel corso della stesura del romanzo cyberpunk “Snow Crash” del 1992.

Sebbene l’autore si sia dissociato dalla visione del CEO di Facebook, sottolineando di non essere coinvolto nell’opera di reinvenzione del gruppo aziendale, il termine è però ormai legato a doppio filo a questo chiacchieratissimo progetto.

Ma che cos’è un metaverso?

Questa parola descrive un mondo digitale in cui le persone operano attraverso l’utilizzo di avatar basati sulla realtà virtuale e aumentata, consentendo loro di presidiare spazi sia digitali che fisici, di fatto sfumando i confini tra gli stessi.

Il metaverso è la massima espressione della pervasività del digitale e del concetto di “iperconnessione”: è sempre on, non si disconnette mai ed è accessibile al nostro avatar in qualunque momento e da ogni luogo.

L’opinione pubblica rispetto a questo nuovo progetto suggerisce chiaramente timori legati a scenari distopici: la paura più condivisa è quella di finire “intrappolati” in una gabbia fatta di circuiti e alter-ego immateriali, perdendo gradualmente il contatto con la realtà e con le persone.

Eppure, di metaversi ne esistono già numerosi da anni: videogiochi, per lo più, ma non solo. Quello che suscita timore, forse, è che questa nuova versione del metaverso non abbia scopi unicamente ludici ma sia orientata a una pervasività ancora maggiore rispetto alla nostra società, ponendosi come un “nuovo mondo in cui vivere”.

Come per ogni nuova tecnologia, però, occorre tenere a mente non solo i rischi - che comunque dipendono dall’utilizzo che se ne fa e dal grado di consapevolezza rispetto a vantaggi e svantaggi - ma anche le opportunità. Rimane, come sempre, l’importanza dell’educazione digitale, che consenta a tutti - indipendentemente dall’età - di fruire dei nuovi strumenti con consapevolezza, competenza ed equilibrio.

Quello che ci chiediamo, invece, in virtù del settore in cui ci posizioniamo, è: quali risvolti per l’industria editoriale? Quali nuove opportunità (e rischi a cui fare attenzione) per la filiera?