Sono tanti gli autori e le autrici che, per svariate ragioni, hanno deciso di non firmare le proprie opere con il nome di nascita, ma di servirsi di uno pseudonimo letterario con cui presentarsi pubblico. Come mai? Accade ancora oggi? E quando uno scrittore o una scrittrice dovrebbero considerare di utilizzare un alter ego?
I motivi per scegliere di rivolgersi ai lettori attraverso uno pseudonimo letterario sono molteplici. Una ragione può essere legata alla fama del proprio nome: noti i casi di autori o autrici che, strettamente ricollegati a un’opera specifica divenuta molto famosa, hanno scelto di distaccarsene e “ricominciare da capo” attraverso l’uso di un nome fittizio.
O ancora, noti anche i casi di autrici che, per approcciarsi a un pubblico maschile o comunque misto senza preconcetti legati al genere sessuale (affronteremo questa tematica nelle prossime settimane) hanno scelto non solo un nome, ma un’identità di genere diversa dalla propria.
A volte, semplicemente, gli autori sono attivi anche nel campo giornalistico e per questo scelgono di crearsi un’identità alternativa per firmare i propri libri, separando dunque i due mondi.
Anche in caso di omonimia, uno scrittore o una scrittrice possono scegliere uno pseudonimo letterario per evitare confusione tra i lettori.